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Angelina Jolie è “una mocciosa viziata di poco talento, con un ego scatenato”.

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Battute cattive sulle star.

Commenti razzisti contro il presidente Obama.

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Dire che è una catastrofe è un eufemismo: l’attacco degli hacker al sito della Sony, due settimane fa, ha fruttato un bottino immenso, che viene lentamente rilasciato nei siti di mezzo mondo. Firmato da un gruppo che si autodefinisce “Guardians of Peace”, i guardiani della pace, si sospetta fortemente che in realtà sia stato condotto dal regime dittatoriale della Corea del Nord, un Paese che non fornisce neanche l’ elettricità a molti dei suoi cittadini, ma che vanta i più sofisticati sistemi di spionaggio e pirateria high-tech.

 

Da quando la Sony è stata attaccata e derubata non solo di informazioni private e imbarazzanti, di segreti finanziari, numeri di telefono e salari degli attori e dei manager, ma anche di moltissimi dei suoi film più noti – da Spiderman ai recentissimi Fury ed Annie - i suoi manager hanno adottato la strategia delle scuse, seguite dal silenzio e dal contrattacco.

 

I dirigenti le cui poste elettroniche sono state rivelate al mondo, con le loro imbarazzanti dichiarazioni, hanno chiesto scusa sostenendo che quelle lettere erano intese come “battute di spirito private, che non volevano essere offensive”. Ma intanto la Sony ha assunto una ditta specializzata e ha messo in atto un tipo di contrattacco noto come “denial of service”, che di fatto intasa i canali di sharing, rendendoli impraticabili. L’attacco è stato volto con precisione chirurgica contro i siti che offrono i film rubati dai pirati.

 

Dunque, almeno per quanto riguarda il danno finanziario, la multinazionale dell’intrattenimento sta mettendo dei tappi alle voragini che si sono aperte dopo il raid piratesco. Ma le scuse difficilmente cancelleranno dalla memoria le battute trapelate in questi giorni. Le ultime in ordine di tempo sono quelle scambiate fra la copresidente della Sony, Amy Pascal, e il produttore Scott Rudin, a proposito del presidente Obama. E si badi: la Pascal è una democratica che si è battuta per la rielezione del presidente. E nonostante ciò, recandosi a una colazione organizzata in onore di Obama da Jeffrey Katzenberg, direttore esecutivo dello studio Dream Works, Amy Pascal ha avuto uno scambio di lettere con Rudin a proposito di quale sarebbe stato l’argomento giusto di conversazione con il presidente. E tutti e due si sono lasciati rozzamente andare a elencare una serie di film dedicati allo schiavismo e agli schiavi, come se a un uomo di colore come Obama potessero solo interessare “Django Unchained” o “12 Anni Schiavo”.

 

Gli stessi due – Amy Pascal e Scott Rudin – sono colpevoli di altri scambi imbarazzanti, che hanno al centro Angelina Jolie. Rudin, produttore di grandi successi come “Captain Phillips “ e “The Social Network”, era arrabbiato perché la Jolie si era accaparrata il regista David Fincher per un remake di “Cleopatra”, togliendolo quindi alla tanto attesa biografia di Steve Jobs, il creatore della Apple. Lo scambio di lettere fra Rudin e Pascal, ripreso dal sito Gawker.com è davvero durissimo. Rudin insiste che il remake di Cleopatra potrebbe rivelarsi un disastro, e che “la follia e l’ego scatenato di questa donna (Angelina Jolie)” potrebbe far scivolare tutti nella “pazzia totale”. In un’altra e-mail, parlando del remake di Cleopatra, aggiunge: “Non voglio prendere un bagno da 180 milioni di dollari che potrebbe rivelarsi una catastrofe per le nostre carriere.... Non intendo distruggermi la carriera per una mocciosa viziata con pochissimo talento”.

 

E non ci sono solo le battute cattive contro le stesse stelle della Sony, ma anche informazioni sulla gestione interna. Viene alla luce che dei 17 manager della multinazionale che guadagnano più di un milione di dollari all’anno, una sola – la Amy Pascal appunto – è donna. E poi nel bottino ci sono gli psudonimi che le star usano per non farsi scoprire quando vanno in alberghi o al ristorante: Harry Lauder o Johnny Madrid per Tom Hanks, Neil Deep per Tobey Maguire, Mr. Perry per Jude Law, ecc. Tutti nomi che ora dovranno essere reinventati. Quello è facile: ma il numero di Social Security (che negli Usa è privato e importante come da noi il numero di codice fiscale) quello è difficile da cambiare. E i numeri di telefono. E i salari percepiti da ogni attore.

 

Ma perché i Guardiani della Pace se la sono presa con tanta cattiveria contro la Sony? C’è chi sostiene che si è trattato di un puro e semplice ricatto: o ci pagate o vi violiamo e mettiamo sulla piazza i vostri segreti. Ma la stessa Fbi crede che dietro l’attacco ci sia la Corea del nord. Sony sta per mettere in circolazione la pellicola comica “The Interview”, con James Franco e Seth Rogen nei panni di due improbabili giornalisti americani incaricati dalla Cia di assassinare il dittatore Kim Jong Un. Da mesi PyongYang protestava con forza contro questa pellicola. E adesso che la Sony è stata attaccata, nega di essere colpevole, ma ricopre di complimenti i pirati che hanno compiuto l’attacco. A ogni buon conto, alla premiere del film a Los Angeles, giovedì sera, gli attori non hanno fatto interviste sul tappeto rosso, e dappertutto c’erano guardie con cani antibomba. Non solo: il film uscirà nelle sale Usa a Natale. Ma non pare che verrà messo in circolazione in Asia.

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