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FileSonic fugge: Megaupload fa paura


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Il caso Megaupload ha lasciato un segno forte nel settore. A pochi giorni dalla chiusura del sito e dall’arresto di Kim Dotcom, infatti, un sito “concorrente” quale FileSonic ha deciso di chiudere spontaneamente i battenti della propria area sharing, togliendo così all’utenza quella che poteva essere una soluzione alternativa temporanea.

 

 

L’annuncio giunge con un piccolo avviso direttamente sulla homepage del servizio: «tutte le funzionalità di condivisione su FileSonic sono state disabilitate. Il nostro servizio può soltanto essere utilizzato per caricare o per trovare file che si sono caricati personalmente». Nessuno scambio ulteriore, insomma: FileSonic intende smarcarsi dal polverone ed evitare di cadere nella trappola in cui FBI, DOJ ed autorità di tutto il mondo hanno fatto cadere il “pesce grosso” dell’impero Megaupload.

 

Secondo quanto emerso, FileSonic avrebbe inoltre eliminato dai server del gruppo tutta una serie di file, rispondendo così presumibilmente alle notifiche di illecito provenienti dai detentori del copyright ai sensi della Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Una volta ripulito il proprio spazio di storage, il servizio diventa pertanto un “Dropbox” qualunque, privo di funzioni di scambio ed utile soltanto come spazio di backup remoto o conservazione “cloud” dei propri file personali.

 

L’operazione Megaupload viene ad assumere pertanto doppia valenza: non solo si è fermato il sito più importante al mondo in termini di sharing pirata, ma si è creata altresì un’operazione civetta in grado da fungere da deterrente a tutti gruppi rivali. Oltre a FileSonic, infatti, anche Uploaded.to ha frenato la propria attività, seguendo però una strategia differente: si è inibito l’accesso ai server dagli Stati Uniti, senza però frenare in toto il modus operandi precedente. Così facendo si è tagliata fuori la legislazione che più di ogni altra ha messo in evidenza la volontà di perseguire la pirateria dal punto di vista legale e giudiziario, ma potrebbe essere questa una via non sufficiente a fuggire dalle maglie delle autorità che in tutto il mondo hanno dimostrato vicinanza e partecipazione al caso Megaupload.

 

L’FBI ha mandato un avviso, insomma, che qualcuno ha deciso di raccogliere per evitare guai. In poche settimane il quadro dello sharing online sarà pertanto radicalmente modificato, attaccato alla radice e messo in discussione da un’operazione non priva di spettacolarità e probabilmente priva di precedenti in termini di impatto.

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