Non lo nego, sono a caccia di un sistema operativo.
Lo voglio il più leggero possibile, voglio che parta senza server grafico, voglio che sia personalizzabile a piacimento e che supporti appieno il Raspberry Pi.
Dopo una breve ricerca ho deciso di puntare sulla distro ArchLinux ARM compilata per Raspberry, deliziato dalla descrizione che si fa di questo sistema su Wikipedia: "È conosciuta per essere leggera, veloce, estremamente scalabile e adattabile alle proprie esigenze."
Cos'altro chiedere?
Scaricato ed estratto su SD il file immagine con il solito metodo (DD su linux, Win32 disk imager su Windows), ho inserito la scheda nel Raspberry, aspettandomi una sorta di interfaccia di prima configurazione.
E invece no.
ArchLinux tiene fede allo scopo per cui è stato creato, e dopo qualche secondo di verbose verremo sbattuti direttamente sulla riga di login testuale... niente benvenuto, niente aiuto.
Anzi, a dire la verità l'ultima riga non è affatto stata quella di accesso, ma una fredda
[ OK ] Reached target Graphical Interface
Al che... la prima cosa da fare è capire che si devono inserire i dati di login nonostante la riga non centri per niente.
Effettuo quindi il login tramite le informazioni di accesso di default, ovvero "root" per l'username e "root" come password.
Finalmente ottengo accesso alla shell.
Ammetto di non aver mai utilizzato Arch, ma pensavo seriamente che venisse fornita con un qualche desktop manager preinstallato.
Poco male, anzi... meglio! Questo significa che qualsiasi programma andremo ad eseguire avrà a disposizione le intere risorse offerte dal sistema.
Quindi, a meno che non intendiate usare il Raspberry indipendentemente da un monitor, dovrete necessariamente scegliere ed installare un desktop manager.
Mi sa proprio che nei prossimi giorni rielaborerò la guida sul Raspberry usato come downloader torrent... e creerò altri file immagine per impiegare in vari modi il Raspberry.
Uno dei passaggi obbligati sarà quello di trasformarlo in webserver per ospitare un sito internet creato da noi. È vero che in giro di guide al riguardo ce ne siano tantissime, ma come al solito vorrei rielaborare l'argomento “MS style” e a prova di n00b.
AH, quasi dimenticavo: pare che il Raspberry Pi rev.B abbia dei grossi problemi di alimentazione sulle porte USB. In pratica, ogni volta che collegherete direttamente un qualche dispositivo USB ad una delle due porte disponibili, il sistema si riavvierà. Questo sembra essere dovuto ad un errore di progettazione del sistema di alimentazione.
Poco male in ogni caso... è risolvibile collegando un HUB USB (multipresa USB) al Raspberry, meglio se alimentato esternamente.
Nel mio caso ho riscontrato anche problemi di battitura con la tastiera wireless (con dongle USB a 2.4Ghz), risolti con l’utilizzo del suddetto HUB.
"Italianizzare" ArchLinux
Per impostazione predefinita, su ArchLinux il layout della tastiera è impostato su us (americano). Supponendo che a noi ci interessi utilizzare il layout italiano, diamo il comando
loadkeys it
...e Arch saprà come interpretare correttamente quello che battiamo su tastiera. Questo settaggio, però, verrà mantenuto solamente fino al riavvio.
Per rendere permanente la modifica, modifichiamo il file /etc/vconsole.conf con il comando
nano /etc/vconsole.conf
cancelliamone il contenuto e scriviamo al suo interno:
KEYMAP=it
FONT=Lat2-Terminus16
Premiamo Ctrl+X per uscire, e Nano ci chiederà se vogliamo salvare le modifiche.
Confermiamo con Y e successivamente Invio per sovrascrivere il file.
Nano è un editor di testi integrato nella maggior parte delle distribuzioni linux, e ha la peculiarità di funzionare senza modalità grafica, quindi da riga di comando.
Nel file abbiamo anche detto al sistema di cambiare il font utilizzato nella virtual console, dato che come suggerisce anche la Beginner's Guide la maggior parte delle lingue usa più glifi rispetto alle 26 lettere dell'alfabeto inglese.
Il prossimo passaggio è quello di rendere in italiano (ove possibile) i messaggi di sistema.
Impostiamo quindi la lingua italiana mettendo mano al file /etc/locale.gen:
nano /etc/locale.gen
Scorriamo con i tasti direzionali fino ad individuare le voce
#it_IT.UTF-8 UTF-8
e lì cancelliamo il cancelletto (come suona male questa frase).
Invece riposizioniamo il cancelletto prima delle due voci en.GB ed en.US che non ce l'hanno.
Premiamo Ctrl+X per uscire, e Nano ci chiederà se vogliamo salvare le modifiche.
Confermiamo con Y e successivamente Invio per sovrascrivere il file.
A questo punto generiamo i file di lingua tramite il comando
locale-gen
export LANG=it_IT.UTF-8
(Il raspberry dovrà essere connesso ad internet via LAN)
A questo punto il sistema è settato in italiano e con la corretta mappatura della tastiera.
Potremmo voler settare un IP statico, per garantirci l'accesso da remoto anche dopo il riavvio del raspberry... e per fare questo sarà sufficiente procedere in questo modo:
Impostazione dell'IP statico
Per prima cosa dovremo disattivare il servizio dhcpcd che è stato avviato automaticamente al boot:
systemctl stop dhcpcd.service
...e poi identifichiamo la scheda di rete tramite il comando
ifconfig
che ci restituirà qualcosa del genere:
eth0: flags=4163<UP,BROADCAST,RUNNING,MULTICAST> mtu 1500
Nel mio caso corrisponde ad eth0, e sicuramente sarà così anche per voi, visto che utilizzeremo tutti la stessa piattaforma e la stessa immagine di sistema.
Attiviamo ora la connessione all'interfaccia Ethernet eth0 e settiamo l'IP statico:
ip link set eth0 up
ip addr add 192.168.1.124/255.255.255.0 dev eth0
ip route add default via 192.168.1.1
Staccando e ricollegando il cavo di rete, il Raspberry dovrebbe acquisire subito l'IP 192.168.1.124, che voi potete cambiare nelle istruzioni qui sopra con quello che vi serve.
Installazione di programmi
ArchLinux utilizza Pacman come gestore di pacchetti predefinito.
Per chi viene da Ubuntu, in pratica pacman si sostituisce su ArchLinux al comando apt-get.
Per aggiornare il sistema, diamo i comandi
pacman-key --init
pacman -Syu
...quest'ultimo contrazione di SYstem Update.
Il primo comando invece inizializza il sistema di autenticazione dei pacchetti, assicurandosi che provengano da fonti attendibili.
Il sistema aggiornerà il database repository e installerà gli aggiornamenti disponibili. Questo significa che a seconda della quantità di aggiornamenti e della velocità della vostra connessione potrebbe impiegare anche diversi minuti.
Per installare un pacchetto prelevandolo da internet in automatico, è sufficiente usare il comando
pacman -S nome_pacchetto
Nel caso di più pacchetti da installare, possiamo anche dirgli di installarli in sequenza:
pacman -S nome_pacchetto1 nome_pacchetto2 ...
Per procedere invece con la rimozione di un pacchetto indesiderato, esiste il comando -R (remove) che va usato come segue:
pacman -R nome_pacchetto
Bene, a questo punto avrete il vostro sistema "pronto all'utilizzo".
La frase è ovviamente relativa, ArchLinux è un sistema operativo vergine da plasmare a proprio piacimento.
Come ho fatto anche per Raspbian, anche per ArchLinux voglio condividere con voi il “checkpoint” per chiunque non abbia voglia di rifare ad ogni formattazione di SD la pappardella sopra riportata, vuoi per praticità, vuoi per velocizzare qualsiasi esperimento.
Quindi, eccovi l’immagine scaricabile di ArchLinux ITA (MS) 08/05/2013:
Non lo nego, sono a caccia di un sistema operativo.
Lo voglio il più leggero possibile, voglio che parta senza server grafico, voglio che sia personalizzabile a piacimento e che supporti appieno il Raspberry Pi.
Dopo una breve ricerca ho deciso di puntare sulla distro ArchLinux ARM compilata per Raspberry, deliziato dalla descrizione che si fa di questo sistema su Wikipedia: "È conosciuta per essere leggera, veloce, estremamente scalabile e adattabile alle proprie esigenze."
Cos'altro chiedere?
Scaricato ed estratto su SD il file immagine con il solito metodo (DD su linux, Win32 disk imager su Windows), ho inserito la scheda nel Raspberry, aspettandomi una sorta di interfaccia di prima configurazione.
E invece no.
ArchLinux tiene fede allo scopo per cui è stato creato, e dopo qualche secondo di verbose verremo sbattuti direttamente sulla riga di login testuale... niente benvenuto, niente aiuto.
Anzi, a dire la verità l'ultima riga non è affatto stata quella di accesso, ma una fredda
Al che... la prima cosa da fare è capire che si devono inserire i dati di login nonostante la riga non centri per niente.
Effettuo quindi il login tramite le informazioni di accesso di default, ovvero "root" per l'username e "root" come password.
Finalmente ottengo accesso alla shell.
Ammetto di non aver mai utilizzato Arch, ma pensavo seriamente che venisse fornita con un qualche desktop manager preinstallato.
Poco male, anzi... meglio! Questo significa che qualsiasi programma andremo ad eseguire avrà a disposizione le intere risorse offerte dal sistema.
Quindi, a meno che non intendiate usare il Raspberry indipendentemente da un monitor, dovrete necessariamente scegliere ed installare un desktop manager.
Mi sa proprio che nei prossimi giorni rielaborerò la guida sul Raspberry usato come downloader torrent... e creerò altri file immagine per impiegare in vari modi il Raspberry.
Uno dei passaggi obbligati sarà quello di trasformarlo in webserver per ospitare un sito internet creato da noi. È vero che in giro di guide al riguardo ce ne siano tantissime, ma come al solito vorrei rielaborare l'argomento “MS style” e a prova di n00b.
AH, quasi dimenticavo: pare che il Raspberry Pi rev.B abbia dei grossi problemi di alimentazione sulle porte USB. In pratica, ogni volta che collegherete direttamente un qualche dispositivo USB ad una delle due porte disponibili, il sistema si riavvierà. Questo sembra essere dovuto ad un errore di progettazione del sistema di alimentazione.
Poco male in ogni caso... è risolvibile collegando un HUB USB (multipresa USB) al Raspberry, meglio se alimentato esternamente.
Nel mio caso ho riscontrato anche problemi di battitura con la tastiera wireless (con dongle USB a 2.4Ghz), risolti con l’utilizzo del suddetto HUB.
"Italianizzare" ArchLinux
Per impostazione predefinita, su ArchLinux il layout della tastiera è impostato su us (americano). Supponendo che a noi ci interessi utilizzare il layout italiano, diamo il comando
...e Arch saprà come interpretare correttamente quello che battiamo su tastiera. Questo settaggio, però, verrà mantenuto solamente fino al riavvio.
Per rendere permanente la modifica, modifichiamo il file /etc/vconsole.conf con il comando
cancelliamone il contenuto e scriviamo al suo interno:
Premiamo Ctrl+X per uscire, e Nano ci chiederà se vogliamo salvare le modifiche.
Confermiamo con Y e successivamente Invio per sovrascrivere il file.
Nano è un editor di testi integrato nella maggior parte delle distribuzioni linux, e ha la peculiarità di funzionare senza modalità grafica, quindi da riga di comando.
Nel file abbiamo anche detto al sistema di cambiare il font utilizzato nella virtual console, dato che come suggerisce anche la Beginner's Guide la maggior parte delle lingue usa più glifi rispetto alle 26 lettere dell'alfabeto inglese.
Il prossimo passaggio è quello di rendere in italiano (ove possibile) i messaggi di sistema.
Impostiamo quindi la lingua italiana mettendo mano al file /etc/locale.gen:
Scorriamo con i tasti direzionali fino ad individuare le voce
#it_IT.UTF-8 UTF-8
e lì cancelliamo il cancelletto (come suona male questa frase).
Invece riposizioniamo il cancelletto prima delle due voci en.GB ed en.US che non ce l'hanno.
Premiamo Ctrl+X per uscire, e Nano ci chiederà se vogliamo salvare le modifiche.
Confermiamo con Y e successivamente Invio per sovrascrivere il file.
A questo punto generiamo i file di lingua tramite il comando
(Il raspberry dovrà essere connesso ad internet via LAN)
A questo punto il sistema è settato in italiano e con la corretta mappatura della tastiera.
Potremmo voler settare un IP statico, per garantirci l'accesso da remoto anche dopo il riavvio del raspberry... e per fare questo sarà sufficiente procedere in questo modo:
Impostazione dell'IP statico
Per prima cosa dovremo disattivare il servizio dhcpcd che è stato avviato automaticamente al boot:
...e poi identifichiamo la scheda di rete tramite il comando
che ci restituirà qualcosa del genere:
Nel mio caso corrisponde ad eth0, e sicuramente sarà così anche per voi, visto che utilizzeremo tutti la stessa piattaforma e la stessa immagine di sistema.
Attiviamo ora la connessione all'interfaccia Ethernet eth0 e settiamo l'IP statico:
Staccando e ricollegando il cavo di rete, il Raspberry dovrebbe acquisire subito l'IP 192.168.1.124, che voi potete cambiare nelle istruzioni qui sopra con quello che vi serve.
Installazione di programmi
ArchLinux utilizza Pacman come gestore di pacchetti predefinito.
Per chi viene da Ubuntu, in pratica pacman si sostituisce su ArchLinux al comando apt-get.
Per aggiornare il sistema, diamo i comandi
...quest'ultimo contrazione di SYstem Update.
Il primo comando invece inizializza il sistema di autenticazione dei pacchetti, assicurandosi che provengano da fonti attendibili.
Il sistema aggiornerà il database repository e installerà gli aggiornamenti disponibili. Questo significa che a seconda della quantità di aggiornamenti e della velocità della vostra connessione potrebbe impiegare anche diversi minuti.
Per installare un pacchetto prelevandolo da internet in automatico, è sufficiente usare il comando
Nel caso di più pacchetti da installare, possiamo anche dirgli di installarli in sequenza:
Per procedere invece con la rimozione di un pacchetto indesiderato, esiste il comando -R (remove) che va usato come segue:
Bene, a questo punto avrete il vostro sistema "pronto all'utilizzo".
La frase è ovviamente relativa, ArchLinux è un sistema operativo vergine da plasmare a proprio piacimento.
Come ho fatto anche per Raspbian, anche per ArchLinux voglio condividere con voi il “checkpoint” per chiunque non abbia voglia di rifare ad ogni formattazione di SD la pappardella sopra riportata, vuoi per praticità, vuoi per velocizzare qualsiasi esperimento.
Quindi, eccovi l’immagine scaricabile di ArchLinux ITA (MS) 08/05/2013:
[d]http://www.nonsologaming.com/downloads.php?do=cat&id=56[/d]
Il prossimo tutorial tratterà l'installazione dell'ambiente grafico XFCE su ArchLinux